Keke Palmer accusa una collega di Scream Queens: “Commento razzista”

L’attrice Keke Palmer nella sua autobiografia, “Master of Me: The Secret to Controlling Your Narrative”, ha puntato il dito contro una sua collega. L’artista americana ha rivelato che una delle protagoniste della serie Scream Queens le avrebbe rivolto un commento razzista sul set.

Nel libro la collega in questione è chiamata “Brenda” per non rivelare la sua vera identità: “Lei aveva appena avuto un duro scontro con un nostro collega. Io sono intervenuta per stemperare la situazione dicendole che avrebbero dovuto divertirsi e rispettarsi a vicenda. Ma Brenda avrebbe non ha reagito bene, se n’è uscita con un commento razzista e mi ha detto ‘non farlo, non ti intromettere. Chi ti credi di essere? Il f****to Martin Luther King?“.

Keke Palmer: “Ecco perché non rivelo la sua identità”.

Raggiunta dal Los Angeles Times, la star ha rifiutato di rivelare l’identità della co-protagonista che è sbottata contro di lei: “Non farò il suo nome. Come mai? Voglio togliere potere alle parole di Brenda. Quello che ha detto è stato molto ponderato, ma non ho permesso che quel peso si riversasse su di me, perché so chi sono e non ho lasciato che avesse un impatto. Non sono una vittima. Non è questa la mia trama, tesoro. Non mi interessa cosa ha detto il suo c**o. Se permetto a quello che ha detto di paralizzarmi, allora lo farebbe. Invece sono andata avanti e certe cose non mi fermano“.

Sui social gli utenti però hanno notato che Keke Palmer segue praticamente tutte le protagoniste di Scream Queens tranne Lea Michele…

Non solo Brenda, l’attrice se l’è presa anche con Ryan Murphy, il regista di Scream Queens: “Mi era stato dato il programma lavorativo e mi avevano detto che nel giorno libero dovevo adempiere ad una cosa. Poi quel giorno la produzione mi ha detto che in realtà ero richiesta sul set. Ma io ho deciso di mantenere il mio precedente impegno, così mi è arrivata una telefonata arrabbiata di Murphy in cui mi ha attaccata. COsa mi ha detto? Che ero poco professionale! Era un po’ come se fossi nell’ufficio del preside. Era tipo, ‘Non pensavo ti saresti comportata così. Non riesco a credere che tu, tra tutte le persone, abbia fatto una cosa del genere’“.

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