Ci sono volute 75 ore, ma Ottavia Piana è in salvo. Nella notte tra 17 e 18 dicembre, alle 2.59, i soccorritori hanno riportato in superficie la speleologa bresciana di 32 anni che sabato pomeriggio era intrappolata in una parte inesplorata della grotta "Abisso Bueno Fonteno" in provincia di Bergamo. La donna è stata subito trasportata all'ospedale di Bergamo per essere sottoposta ad accertamenti. Secondo i medici soccorritori che hanno aiutato la donna in queste interminabili ore, ha riportato fratture facciali e a un ginocchio, oltre a traumi alle vertebre e al costato.
"Ottavia sta bene, adesso avrà da curarsi ma penso che sarà una esperienza da raccontare per lei e per noi una bella esperienza per essere riusciti a trarre in salvo una persona dopo tanti anni di addestramento. È sempre una soddisfazione essere utili per qualcuno", ha detto uno dei soccorritori.
Ottavia Piana rimasta intrappolata nella grotta
Ottavia Piana stava mappando l'area con dei colleghi, quando è caduta ed è rimasta bloccata. Per lei si è attivata una complessa macchina organizzativa. Le operazioni di recupero sono state molto complesse sia per le condizioni di salute della speleologa sia per il rischio di crolli all'interno della grotta. I soccorritori sono sempre stati in contatto con l'esterno grazie a un cavo telefonico tirato lungo tutto il percorso.
Le attività di soccorso sono iniziate alla mezzanotte del 15 dicembre, si sono concluse in anticipo rispetto alle tempistiche stimate. È stato un lavoro di squadra con 159 tecnici del Soccorso Alpino e speleologico, 118, vigili del fuoco, carabinieri, protezione civile locale. “Per fortuna è finita bene - il commento di uno degli esperti intervenuti per salvarla -. Ottavia non ha parlato, era cosciente e lucida stanca e provata dal dolore, ma è andata bene. Nell’ultimo tratto siamo andati a una velocità giusta, più passava il tempo e più lei era stanca e dolorante ma sentiva l’esterno che si avvicinava".
La speleologa è stata costantemente monitorata e assistita da un totale di sei medici e otto infermieri del Soccorso alpino e speleologico. Tra i soccorritori c'è anche Tullio Bernabei, speleologo che nel 1980 fu tra i primi a calarsi nel pozzo artesiano di Vermicino nel tentativo, purtroppo vano, di recuperare il piccolo Alfredino Rampi, caduto nella cavità.
Una volta uscita dalla grotta, la barella è stata trasferita in un'area in cui i vigili del fuoco hanno predisposto un punto idoneo al recupero dell'elisoccorso tramite verricello.