Oggi, 20 dicembre, è il giorno della sentenza per il vicepremier Matteo Salvini, imputato a Palermo per il caso Open Arms. I fatti risalgono al 2019, quando era ministro dell'Interno col governo gialloverde. Il leader della Lega secondo l'accusa ha negato in modo illegittimo alla nave della ong spagnola Open Arms di far sbarcare nel porto di Lampedusa 147 profughi soccorsi in mare. Salvini risponde di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio ed è stata chiesta la condanna a sei anni di carcere. Il ministro ha sempre detto di avere "difeso i confini", parlando di un "processo politico". Le tappe della vicenda e cosa può succedere concretamente.
Il caso Open Arms, le tappe della vicenda
La vicenda inizia il primo agosto del 2019. Al largo della Libia la ong spagnola Open Arms effettua due salvataggi e accoglie a bordo 124 persone. Il giorno dopo chiede all'Italia un porto nel quale approdare, ma viene applicato il decreto sicurezza bis e scatta il divieto di entrare in acque italiane. Nel frattempo dall'imbarcazione parte un sos e per motivi medici tre migranti vengono fatti scendere: a bordo restano 121 persone: tra loro 32 minori, di cui 28 non accompagnati.
Open Arms presenta ricorso presso il tribunale per i minori di Palermo e chiede di sbarcare le persone. Viene anche presentata una denuncia per verificare "se con il blocco delle persone a bordo non si stia compiendo un reato". Il 10 agosto viene eseguito un terzo salvataggio: altre 39 persone sono portate a bordo, mentre continuano i trasferimenti a causa delle condizioni di salute delle persone.
Il 12 agosto il tribunale dei minori di Palermo riconosce che si starebbe configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori e chiede spiegazioni al governo.
Il 13 agosto i legali di Open Arms presentano un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis. I giudici amministrtaivi sospendono il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane così la nave fa rotta verso l'Italia, ma comunque non riceve un porto di sbarco. Il giorno dopo ferragosto del 2019 viene presentato un nuovo esposto alla procura di Agrigento per omissione di atti d'ufficio e altri reati.
Nel frattempo a bordo cresce la tensione: diverse persone sono trasferite per motivi medici, altre si gettano in acqua per la disperazione. Il 20 agosto l'allora procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio sale a bordo della nave e dopo un paio d'ore decide di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d'urgenza della nave, ipotizzando il reato di abuso d'ufficio. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con 83 persone a bordo.
Open Arms, di cosa è accusato Matteo Salvini
Fin qui la cronaca dei 20 giorni di caos fino allo sbarco. Passano alcuni mesi e arriviamo al novembre del 2019. Il tribunale dei ministri riceve dai pm la richiesta di procedere a indagini preliminari nei confronti del leader della Lega. A febbraio 2020 la decisione del collegio di chiedere al Senato l'autorizzazione a procedere. Il 26 maggio 2020 la Giunta per le immunità del Senato respinge la richiesta, ma il 30 luglio l'aula accorda l'autorizzazione a procedere per l'ex ministro mandando a processo Salvini.
La Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio del leader della Lega. Salvini, difeso dall'avvocato Giulia Bongiorno, chiede il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste o, in subordine, per insindacabilità del fatto". Il gup decide per il processo.
Il 15 settembre 2021 a Palermo si celebra la prima udienza. Si va avanti per due anni. Testimonia, tra gli altri, l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il tribunale aveva ammesso anche la testimonianza di Richard Gere, salito a bordo della nave per rendersi conto di persona delle condizioni dei migranti, ma l'attore non si p mai presentato in aula.
Il 14 settembre del 2024 l'accusa formula la sua richiesta: sei anni di reclusione per Salvini perché "il porto sicuro doveva essere rilasciato senza indugio e subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo".
La replica di Salvini è social. In un video si dichiara "colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani, colpevole di aver mantenuto la parola data" citando l'articolo 52 della Costituzione italiana sul dovere di difesa della patria. Salvini rifiuta il patteggiamento e si dice pronto ad andare fino in Cassazione.
6 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 14, 2024
Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai. pic.twitter.com/auWMYHBqsM
Processo Open Arms, cosa rischia Matteo Salvini
L'accusa nei confronti del vicepremier è di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Si tratta degli articoli 605 e 328 del codice penale. La pena prevista per il sequestro di persona è di reclusione da 3 a 15 anni, poiché ci sono le aggravanti del reato commesso da un pubblico ufficiale e in danno di minori. L'omissione di atti d'ufficio per un pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio è invece punita con la reclusione da sei mesi a due anni. Anche in caso di condanna, si tratterebbe sempre del primo grado e Salvini potrebbe fare appello.
Salvini: "Rifarei tutto"
Fino a poche ore prima della sentenza Salvini ribadisce la sua innocenza: "Difendere i confini italiani? Rifarei tutto. Un'assoluzione sarà una buona notizia per l’Italia, perché confermerà che la difesa della Patria è un sacro dovere di ogni cittadino, come sancito anche dall’articolo 52 Costituzione. Andrò in tribunale senza paura perché sento la totale vicinanza, non solo dei militanti, ma di milioni di italiani: ringrazio tutti i cittadini che mi stanno dimostrando il loro appoggio, uno per uno. Sono il risultato più bello di questo scandaloso processo".